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La facciata di Villa Emo


Come nella coeva e poco distante Villa Barbaro di Maser, il timpano del frontone di Villa Emo è decorato ad opera dello scultore di origine trentina Alessandro Vittoria. Se a Villa Barbaro il Vittoria opera per una soluzione fastosa fuori dai canoni geometrici e spaziali, probabilmente anche su richiesta della dotta committenza dei fratelli Daniele e Marcantonio Barbaro, con due sculture decisamente aggettanti e l’inserimento di una scritta nell’architrave del timpano, a Villa Emo il suo intervento si fa più contenuto ed equilibrato.

Il corpo centrale di Villa Emo è leggermente aggettante rispetto all’asse delle due barchesse e caratterizzato dai tratti distintivi della facciata classica come il pronao del tempio greco, ossia le quattro colonne, qui di ordine dorico, e il frontone decorato. Il pronao si presenta sobrio e privo di decorazioni, quasi a sposare la pulizia formale tipica dell’ordine dorico, mentre il frontone si concede l’inserimento decorativo di due Vittorie alate, che reggono lo stemma araldico della famiglia Emo, caratterizzato, come si può notare all’interno del corpo nobile, da quattro fasce inclinate e alternate nei colori del rosso e dell’argentato. Seppur in modo lieve, questa colorazione è presente anche nella scultura del Vittoria, e nell’insieme costituisce l’unico elemento di decorazione plastica presente all’esterno e all’interno della soluzione architettonica prospettata per Villa Emo, da Andrea Palladio.


Nei Quattro Libri Palladio spiega le ragioni della trasposizione di questo elemento sacralizzante in una abitazione privata, affermando che tali frontespizi accusano l’entrata della casa, e servono molto alla grandezza, e magnificenza dell’opera, facendosi in questo modo la parte dinanzi più eminente dell’altre parti, oltra che riescono comodissimi per le insegne, overo armi degli edificatori, le quali si sogliono collocare nel mezo delle facciate.

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